Home
Feedback
I Docenti
Esibizioni
Scrittura
Pubblicazioni
Libro Ospiti
Contatti
 Se avete feedback su come possiamo rendere il nostro sito più consono per favore contattaci e ci piacerebbe sentire da voi. 
foto_saggio
Feedback del primo anno
Il primo anno di corso è stato davvero divertente.
E' stato anche molto formativo sotto tutti i punti di vista.
A fine anno abbiamo fatto il classico "saggio" dove abbiamo portato un "pezzo" che ognuno di noi ha scritto interamente, scegliendo anche l'argomento che voleva trattare.
L'esperienza è stata esaltante e sicuramente da annoverare nei ricordi indelebili.

foto_saggio



26 Giugno 2010
Saggio del 1 anno
con il monologo dal titolo:
"La Fantagnocca"





Di seguito il racconto di un anno di corso attraverso lo stralcio di alcuni feedback che ho scritto al termine di ogni lezione.

1 lezione - 19 ottobre 2009 (stralcio)
La lezione è stata molto divertente. Non ha sicuramente disatteso le mie aspettative.
Sono stato tra gli ultimi ad entrare nella stanza. Tutti erano seduti formando un grande cerchio. Ho notato i due docenti che in quel momento erano presenti nell'aula.
Uno in particolare /si trattava di Tony Rucco) teneva banco  chiedendo i nomi e ripetendoli quasi volesse impararli. Questo comportamento lo ritenevo "molto strano" dato che imparare i nomi di 18 persone appena conosciute in pochi minuti era certamente una missione impossibile.
Sedutomi sulla sedia ho declinato il mio nome (Roberto) ed essendo uguale a quello di un altro allievo, Tony lo ha modificato in modo da evitare doppioni. Mi ha "battezzato" Roby.
Quando è iniziata la lezione Tony ha snocciolato, indicando in senso antiorario ogni singolo allievo, il nome di ognuno di noi. Dei 18 allievi presenti in quel momento non ne ha sbagliato neanche uno.
Incredibile!!! Ho assistito ad un colpo di teatro che non ritenevo umanamente possibile.
Dopo questa grande lezione di memoria in cui mi sono convinto che "ricordare è possibile" ecco che durante lo svolgimento della lezione di Matteo sono "riuscito" a dimenticare il mio nome (durante gli esercizi continuavo a dire che mi chiamavo "Roberto". No comment!).
Non sono comunque preoccupato. Tony ci ha promesso che ci spiegherà la tecnica che utilizza per avere questa incredibile memoria. Da parte mia mi basterà solamente arrivare alla lezione avendo preventivamente imparato come ricordare la tecnica che ci insegnarà Tony.

3 lezione - 2 novembre 2009

Abbiamo iniziato dando sfogo alla nostra immaginazione: ci siamo spogliati, abbiamo buttato i vestiti e tutta la nostra sporcizia davanti a noi facendo un grande mucchio. Ci siamo fatti una doccia e ci siamo prodigati anche ad aiutare il nostro compagno di fianco a lavarsi. Abbiamo preso il nostro mucchietto di panni sporchi compresa tutta la sporcizia accumulata e l’abbiamo buttata fuori dalla stanza.
E’ evidente che se i panni sporchi si lavano in famiglia, noi che li abbiamo buttati possiamo considerarci più di una famiglia ….. si ….quasi una comunità …….di recupero?!?!?!.

Devo prendere atto che incomincio a trovarmi a mio agio.
Infatti nel nostro immaginario dopo aver fatto la doccia e buttato i vestiti abbiamo continuato la lezione senza più rivestirci.
Di solito, anche nell’immaginario, quando mi trovo nudo davanti ad altre persone mi trovo in imbarazzo.
Quando una volta, durante un sogno, percorrevo la via crucis tutto nudo, al mio risveglio ero talmente turbato che sono andato subito a confessarmi.
Invece lunedì sera mi sono trovato in armonia con i miei compagni ….. segno che stiamo veramente facendo dei notevoli passi avanti.

Ognuno di noi ha poi trovato il puntino lasciato nella stanza durante la prima lezione, incominciando  a portarlo a spasso.
E’ stato bello rivederlo … punto!!

La lezione è andata avanti con un crescendo di difficoltà: dovevamo interagire tra noi facendoci critiche, incensandoci, rimproverandoci, scusandoci e reagendo alle critiche.

La fase più difficile è stata quella di pensare ad una critica ricevuta in passato. Non riuscivo a trovare niente (ho dovuto inventarmi qualcosa di sana pianta).
E’ tutta la settimana che ci penso e ancora non riesco a trovare niente. Eppure sono sicuro di ricevere tantissime critiche tutti i giorni. Però non c’è niente da fare, le critiche proprio non me le ricordo.
Quando poi questa settimana hanno fatto vedere in tutti i telegiornali il caso dello smemorato di Monza per un attimo ho pensato si trattasse di mio fratello.

La serata è proseguita con gli esercizi sul palco: è stata durissima.
Ho provato ad interagire con un'altra persona e questo a portato ad aumentare il livello di difficoltà: oltre a fare attenzione a quello che dovevo fare, era necessario anche fare attenzione a quello che faceva il/la mio/a compagno/a.

Come sempre la serata è stata molto produttiva e soprattutto piacevole e divertente. E’ bello imparare cose che ti piacciono e nello stesso tempo divertirti.


4 lezione - 9 Novembre 2009

La 4 lezione ci ha portato una gradita sorpresa: una nuova compagna di corso.

 Ben arrivata !!!!!!!!!. 

 Durante la lezione avrà sicuramente capito che è entrata a far parte di  una classe molto determinata.

Infatti nonostante i tentativi di spostare qualcuno di noi al mercoledì sera siamo tutti determinati a rimanere nella classe del lunedì.

 La classe è molto numerosa ma questo porta anche dei vantaggi soprattutto in serate come queste dove nell’esecuzione degli esercizi non ci siamo fatti mancare proprio niente.

Quando abbiamo dovuto immedesimarci in un oggetto nella stanza c’era di tutto: macchina, moto, luci, disco vecchio e gracchiante, altoparlante, sigaretta e tanto altro, fino ad arrivare a ben 2 supposte.

Meno male che tutti noi eravamo in ottima salute.

 Quando poi abbiamo parlato all’oggetto, quando abbiamo parlato con la voce  dell’oggetto, ne è uscita una varietà di atteggiamenti davvero notevoli. Vedere tutti gli altri che facevano “cose tremendamente strane” portava questa stranezza ad essere quasi ritenuta una cosa normale. Così è stato un po’ più semplice per me riuscire ad effettuare l’esercizio.

 Abbiamo fatto qualcosa che non ho mai visto ne immaginato fosse concepibile fare prima.

Avevo saputo di persone che pensavano di essere un’altra persona (in qualche reportage televisivo avevo visto persone affermare di essere Napoleone)

Essere e pensare come un oggetto è stato un punto di vista nuovo ed estremamente difficile da mettere in pratica.

 Nei giorni successivi alla lezione ho cercato di fare i compiti assegnati: scegliere un oggetto, immedesimarsi, pensare come lui, parlare come se parlasse lui, capire il suo carattere ecc.

Ho cercato di essere l’oggetto cercando di interagire con gli stimoli esterni: ho fatto il cellulare

 Quando mi sono trovato vicino ad un mio amico ho fatto scattare l’esercizio.

Ho iniziato facendo la suoneria (sul mio cellulare ho la musica della Champions League: sono milanista tifoso della squadra più titolata del mondo)

Il mio amico essendo interista, non vincendo la coppa da oltre 40 anni e solitamente uscendo sempre agli ottavi ha pensato che lo stessi prendendo in giro reagendo con le solite offese interiste.

Alla sua reazione non mi sono comportato da milanista ma ho continuato a fare con professionalità il cellulare dicendo:

“la tua squadra potrebbe essere spenda o fuori allenamento: si prega di giocare più tardi”

L’interista è rimasto spiazzato: vedeva che non ero io anche se non ero riuscito a modificare il carattere da milanista immedesimandomi in quello del cellulare.

 Il mio amico ha cercato di dire le solite frasi fatte che solitamente gli interisti dicono da 20 anni ma con tono diverso dal solito: la mia diversità di comportamento aveva contagiato anche lui.

Mentre mi diceva queste frasi ho cercato di comporle live in un messaggio SMS facendo il rumore di quando si schiaccia i tasti, mentre lui parlava.

Aveva capito che ero il solito milanista di sempre ma era nello stesso tempo molto preoccupato di come mi stavo comportando.

 L’interista cercava di parlarmi con tono preoccupato facendomi qualche domanda: ti senti bene? C’è qualcosa che non va? Quante sono queste dita?

A queste domande ho sempre continuato a fare il cellulare dicendo: “risponde il 7 volte campione d’Europa, si prega di lasciare un messaggio in segreteria dopo aver superato gli ottavi,  grazie”

 La situazione incominciava a farsi difficilmente sostenibile.

Quando l’interista mi ha allungato un bigliettino dicendomi che c’era scritto il nome di un bravo analista ho capito che era venuto il momento di concludere l’esercizio. Ho informato il mio amico che mi ero immedesimato in un cellulare ma precisando che i contenuti venivano direttamente dal cuore.

 Dopo questa divagazione torno alla lezione di lunedì

Nella seconda parte siamo saliti sul palco a coppie facendo i pubblicitari: uno diceva uno slogan di un prodotto e l’altro doveva vestire i panni del consumatore felice. Poi uno diceva uno slogan e l’altro doveva denigrare il prodotto. E’ stato tutto molto divertente e molto istruttivo. Ci avviciniamo sempre più ad essere un po’ più spontanei nel calcare un palco.

 Adesso concludo perché devo continuare i compiti. Devo andare in giro a cercare qualcuno che ride e chiedergli perché sta ridendo. Spero di non cacciarmi nei guai.

5 lezione - 22 novembre 2009

Se il Buongiorno si vede dal mattino ......Buonanotte!!!!!

 Serata impegnativa soprattutto nella sua seconda parte dove, divisi in gruppi, si doveva costruire una storia che si adattasse alla sequenza di posizioni che erano state ideate nell’esercizio precedente..

 Il primi ad esibirsi sono stati i 4 Samurai.

Fedeli ai personaggi che rappresentavano hanno fatto l’esercizio in modo perfetto, senza sbavature o incertezze.

La storia è stata davvero esaltante … palo compreso.

Complimenti

 Dopo questa esibizione mi sono convinto che anche il mio gruppo poteva fare altrettanto bene.

La nostra storia era davvero divertente: Manuela, Silvia e Daniela avevano trovato soluzioni espressive e testi che mi avevano davvero divertito.

Prima dell’esibizione tenevo stretto in mano un foglietto in cui mi ero scritto le sei battute che dovevo dire. Erano davvero facili e intuitive. In quello che avrei dovuto fare era invece più importante l’espressività che dovevo tenere sul palco in quanto avrebbe permesso di creare situazioni divertenti consentendo al pubblico di comprendere la storia.

 Quando provavo le mie 6 battute vedevo che non riuscivo a ricordarmele.. ma pensavo fosse normale …

Pensando ai 4 Samurai che si erano appena impalati sul palco senza neanche una sbavatura o incertezza mi sono detto:

“vedrai Roby che quando sali sul palco ricorderai tutto!!!! Andrà tutto bene.”

 Invece ………

 …….La memoria proprio evita di frequentarmi e ho notato con disappunto che soprattutto il lunedì sera ha sempre altri impegni.

 Infatti la mia performance è andata così:

Quando sono salito sul palco tenevo sempre stretto in mano il foglietto con le battute che cercavo disperatamente di ripassare senza riuscirci.

Non avevo più l’attenzione su quello che dovevo fare ma era ormai incanalata sul “ricordare i testi”.

Non “vedevo” quello che stavano facendo sul palco quelli del mio gruppo.

Ho totalmente dimenticato 2 battute (rimpiazzandole dicendo cose insensate), scordato 3 posizioni e l’espressività che dovevo tenere era solo un miraggio.

Comunque non mi lamento, bisogna sempre pensare che le cose potevano anche andare peggio: magari potevo rompermi una gamba mentre salivo sul palco, poteva cadermi il soffitto in testa a causa di un cedimento strutturale, potevo essere preso a sassate dal pubblico ecc……. . quindi bisogna prendere quello che viene in modo comunque positivo e farne tesoro per cercare di migliorare la volta dopo.

 La volta dopooooooooo !!!!……

 Da quel 16 novembre, quando Matteo a fine lezione ci ha assegnato i compiti, non passa giorno senza che mi ponga questa inquietante domanda:

quali sono le posizioni di Daniela, Manuela e Silvia?


13 lezione - 8 Febbraio 2010

La lezione di lunedì è stata davvero molto difficile e visto che la prossima sarà da “incubo” invio il mio feedback trasformandolo in una lettera aperta a Tony Rucco.

Questo per esprimere vicinanza nel tentativo di ottenere clemenza.

 "Caro Tony,

è sempre un piacere averti come docente.

Purtroppo però la materia che insegni è davvero di difficile comprensione per me.

Di solito quando facevo le medie superiori ero solito bigiare le lezioni dove non ero particolarmente portato.

Ma le tue lezioni sono troppo divertenti e quindi non è possibile evitarle.

Ecco quindi che soffro divertendomi.

 Ricordo la prima volta che ci siamo incontrati. Era la prima lezione. Non era ancora cominciata e già avevi colpito la mia attenzione: ricordare 18 nomi di persone mai viste prima, in soli 10 minuti.

Questo è stato per me  un grande segnale di fiducia che mi ha fatto capire che ricordare è possibile.

Durante questa lezione, riferito al monologo ( “l’incubo”) che dobbiamo studiare, hai detto: “questo pezzo lo si studia in un giorno.   

Ti confesso che sono rimasto molto preoccupato: se una persona che ricorda 18 nomi in soli 10 minuti di applicazione dice che ci vuole un giorno di studio, quanto mi devo applicare per poter studiare questo monologo visto che ho una memoria davvero labile? Nonostante la situazione lo richieda, ho escluso di prendere una settimana di ferie o peggio l’aspettativa.

Conseguentemente Lunedì  soffriremo insieme ….. divertendoci naturalmente.

 Per dimostrare di seguirti con grande impegno ho voluto subito applicare i consigli che ci hai dato durante la lezione.

In particolare mi riferisco a quando ci hai detto che dobbiamo essere delle “spugne”.

Non ho perso un solo attimo. A fine lezione mi sono buttato nella prima osteria che ho trovato sulla strada del ritorno e ho fatto la “spugna”.

Devo confessarti che non avevo mai fatto così bene l’ubriaco eppure era uno degli stati d’animo che non riuscivo a fare bene. E’ proprio vero, se vuoi ottenere dei risultati devi applicarti con convinzione.

Sono stato così soddisfatto di questo allenamento che ho deciso che il monologo di lunedì prossimo (il famoso “incubo”) lo farò con lo stato emozionale dell’ubriaco.

Ho quindi acquistato tutte le casse di birra necessarie per poter effettuare intensi allenamenti giornalieri. Sarò molto preparato. Fidati.

Se riesco ad imparare a memoria il testo è fatta.

 Terminato l’allenamento in osteria di lunedì notte sono tornato a casa alle 3 di martedì mattina. Mi sono poi dovuto alzare alle 6. Non ero ovviamente in grande forma.

Arrivato in ufficio, anche qui hanno capito subito che c’era stato un cambiamento. Non avevo mai fatto così bene lo stato emozionale del rincoglionito.

 Verso sera poi pensavo addirittura che fosse mercoledì e così ho fatto gli auguri di buon compleanno a Gianluca con un giorno di anticipo (che figura di m.…).

 Questa mattina sono andato a lezione di inglese e ancora provato dai giorni precedenti alla prima domanda dell’insegnante mi è venuto spontaneo rispondere in italiano ma con accento inglese. Lo sguardo dell’insegnante era quello di chi sta pensando: ma mi stai prendendo per il culo?

 In questi giorni ho letto il monologo che ci hai inviato. Davvero divertente.

Ci tengo molto ad impararlo anche se la vedo molto dura. Fino a questo momento ho imparato 6 righe. Domani metterò via le bottiglie e lavorerò solamente sulla memoria in modo da potermela giocare quando dovrò salire sul palco.

Per il monologo ho preparato anche uno stato emozionale di riserva e precisamente “quello che deve andare in bagno a fare pipì”. Non è stato difficile impararlo bene, sai …. con tutto quello che ho bevuto in questi giorni di intenso allenamento.

Ti chiedo solamente di avvisarmi un giorno prima di questo eventuale cambio in modo da sapere preventivamente che lunedì non dovrò andare in bagno … giusto per rafforzare la qualità dell’interpretazione.

 Ora veniamo alle mie difficoltà: imparare le sonorità dei dialetti.

Ripetere una sonorità di un dialetto che si è appena sentito è un’attività che riesco a fare (anche se con risultato mediocre)

Quando passo ad un’altra sonorità dialettale perdo totalmente quella fatta in precedenza.

 N O  N    R I E S C O    A    R I C O R D A R E     U N A     M A Z Z A ! ! ! ! !

 Eppure ho sempre sognato di imparare bene le sonorità di 6 o 7 dialetti/lingue straniere che vanno per la maggiore.

 Caro Tony, apro il mio cuore e ti confido i mie sogni:

-          affrontare un vigile che mi ha appena fatto la multa con sonorità siciliana

-          fare lo spaccone parlando con sonorità romana

-          “condire” le mie frasi con citazioni famose dette con sonorità toscana

-          chiedere i preventivi di spesa con sonorità lombarda

-          protestare per delle bollette troppo salate con sonorità genovese

-          corteggiare una donna con sonorità francese

-          piantare la ragazza con sonorità tedesca

-          mangiare la pastina parlando in calabrese"

   Prima di concludere riassumo quanto effettuato durante la lezione del 8 Febbraio che tanto hanno sconvolto la mia settimana:

-          interrogazione delle persone nuove sui dialetti

-          esercizi per ritardatari (inteso per le persone che arrivano in ritardo alla lezione)

-          esercizi con sonorità dialettali effettuati in un vagone di un treno

-          toni emozionali: quattro persone sul palco si passavano lo stato emozionale in un grande crescendo

-          toni emozionali: leggendo il giornale ognuno doveva scandire le parole con il tono emozionale richiesto da Tony

Il tono emozionale che è andato per la maggiore è stato quello erotico. D’altra parte si sa che è un tono che tira molto.

Considerando che tutti lo hanno affrontato senza “precauzioni” devo dire che siamo stati abbastanza bravi.

 Concludo con una preghiera ….

Caro Tony che sei il nostro maestro,

dacci a noi il nostro monologo quotidiano,

non indurci in tentazione

ma liberaci dalle cattive interpretazioni,

Amen

 
Lezione 14 - 15 Febbraio 2010

Iniziamo la lezione con i consueti esercizi di respirazione effettuati con tutto il gruppo posizionato in cerchio.

 Il mimo

Immaginiamo che davanti a noi ci sia una vetrata e prima con la mano destra e poi con la mano sinistra mettiamo la mano su questo ipotetico vetro. Poi lo facciamo con tutte e due le mani.

Ora teniamo ferme le mani sul vetro e iniziamo a spostarci: a destra, a sinistra, avanti e indietro. In questi spostamenti del corpo le posizioni delle mani su questo immaginario vetro devono essere sempre fisse come se veramente ci fosse un vetro su cui abbiamo appoggiato le mani.

Facciamo la stessa tipologia di esercizio ma con la variante che questa volta mettiamo le mani su un tavolo: prima sul tavolo (facendo tutti gli spostamenti con il corpo) e poi mettendo le mani sotto il tavolo (anche in questo caso ci esercitiamo a spostare solamente il corpo).

Tutti i nostri spostamenti devono essere effettuati come se il tavolo fosse veramente reale.

 

Immaginare l’oggetto

Matteo crea in modo immaginario un oggetto. Dobbiamo essere bravi a capire l’oggetto che ha creato. Dopo lo passa ad un’altra persona la quale lo modifica e lo passa ad un altro compagno che deve capire di che oggetto si tratta. Cosi via fino a quando tutti ricevono e trasformano l’oggetto.

 

Bicchiere e porta

Torniamo ad allenarci con degli oggetti immaginari.

Dobbiamo allungare una mano, avvicinarla ad un ipotetico bicchiere, prenderlo, portarlo alla bocca, bere, riportarlo nella posizione originaria, lasciarlo, togliere la mano. La sequenza deve essere fatta con precisione e con 10 movimenti (non uno in più e sempre nella stessa sequenza).

Iniziamo poi a mimare l’apertura di una porta, il passaggio dall’altra parte e la sua chiusura. Anche qui deve essere fatta secondo dei precisi movimenti che ci ha spiegato Matteo. Abbiamo poi provato ad aprire due porte contemporaneamente.

L’esercizio della porta è stato davvero complicato. Aprire una porta immaginaria e richiuderla passando dall’altra parte è un gesto che ho fatto con difficoltà. Con due porte non ne parliamo.

Ho provato ad allenarmi a casa aprendo realmente una porta e facendo attenzione ai movimenti che facevo. Replicavo poi questi movimenti ipotizzando l’apertura immaginaria della porta. L’allenamento è riuscito: ho replicato con realismo i relativi movimenti.

Non sono riuscito ad allenarmi sull’apertura reale di due porte contemporaneamente. La disposizione delle porte di casa mia non mi ha permesso un allenamento efficace su questo esercizio.

 

Il mestiere

Abbiamo sciolto il cerchio e iniziato a camminare in modo sparpagliato per la stanza. Ad un certo punto ognuno di noi doveva mimare un lavoro. Dovevamo poi chiedere ad una persona che incontravamo di aiutarci nello svolgimento del nostro lavoro: la persona che ci doveva aiutare smetteva per qualche secondo di fare il suo mestiere e dopo aver capito il mestiere che stavamo facendo noi si prodigava nell’aiutarci: non doveva fare esattamente quello che facevamo noi ma doveva entrare nella situazione cercando un ruolo adatto al lavoro che stavamo facendo.

Non è stato semplice svolgere questo esercizio in quanto in una prima fase si doveva capire il lavoro svolto dal compagno e poi bisognava immediatamente immedesimarsi in questo lavoro creandoci un nostro ruolo. Non bisognava quindi copiare quello che veniva mimato dal compagno.

 

Il percorso di guerra

Tutti in fila indiana. Il primo (Matteo) si spostava nella stanza mimando un percorso di guerra. Ognuno di noi doveva rifare il movimento effettuato dal compagno che ci precedeva facendo attenzione di effettuarlo esattamente nella stessa posizione e nello stesso modo. L’esercizio sembrava facile ma invece si è poi dimostrato essere difficoltoso soprattutto per le persone in fondo al trenino che hanno perso i vari punti di riferimento.

 

 

La situazione

Tutti camminavamo nella stanza normalmente. Quando Matteo toccava una persona, questa doveva interpretare un ruolo come ad es. un vigile, un cantante, un venditore di gelati ecc.

Tutto il gruppo appena veniva interpretato il ruolo doveva creare la situazione, ognuno creandosi un ruolo che si adattasse a questa situazione. L’esercizio si è rilevato abbastanza difficile. Bisognava essere concentrati, creativi e veloci. Bisognava capire il ruolo interpretato dal compagno, capire immediatamente il contesto e crearci subito un ruolo adatto. Non sempre si riusciva ad evitare sovrapposizioni di ruoli.

Essendo in 15 lo spettacolo di questo esercizio è stato davvero notevole e si apprezzava la fantasia interpretativa di tante persone che reagivano in modo diverso ad uno stesso stimolo.

 

 

5 persone, una situazione

Tutti posizionati ad un lato della stanza abbiamo rifatto l’esercizio precedente divisi in gruppi di 5 persone. Prima entrava in scena una persona che creava l’interpretazione ad esempio di un lavoro.

Dopo qualche secondo entrava in scena un’altra persona che doveva integrarsi in questa situazione facendo però cose diverse. Cosi via per tutti gli altri. Quando tutti e cinque erano entrati in scena si doveva procedere all’uscita secondo una sequenza inversa. Chi era entrato per ultimo usciva per primo.

Ho notato che l’esercizio nascondeva delle grosse difficoltà: non bisognava basarci solamente su quello che interpretava la prima persona che entrava in scena ma bisognava tener conto di  quello che stava succedendo in scena nell’istante in cui si doveva entrare. Infatti il secondo che entrava poteva dare un’interpretazione diversa rispetto alla nostra all’interpretazione del primo entrato. Se noi non teniamo conto della sua interpretazione andremo fuori contesto. Questa caratteristica l’abbiamo colta quando abbiamo creato la situazione di una partita di calcio: alcuni pensavano che fosse una partita ufficiale alcuni invece che si trattasse di un allenamento.

 

 

4 sedie a quadrato

Matteo mi ha chiesto di posizionare  4 sedie a quadrato.

Mi sono subito attivato aiutato da una compagna di corso.

Dopo aver posizionato la prima sedia ho posizionato la seconda. Presa la terza sedia mi accorgo che la mia compagna mi aveva spostato la seconda sedia che avevo posizionato. Lascio la mia terza sedia e riprendo la seconda che avevo posto e che la mia compagna aveva spostato rimettendola esattamente dove l’avevo posizionata precedentemente. Prendevo la terza sedia e non facevo in tempo a sistemarla che vedevo che la mia compagna aveva spostato la prima sedia che avevo posizionato. Lasciavo la mia terza sedia e riprendevo la mia prima sedia posizionandola esattamente allo stesso posto dove l’avevo messa precedentemente.

Continuavamo in questo modo …..

Arriva in nostro soccorso Matteo ed anche lui vedo che sposta le sedie dalla posizione dove le collocavo io.

Adesso erano in due a togliermi le sedie!!!!.

Cercavo allora di raddoppiare la mia velocità.

Si era creata una situazione dove non si riusciva a venirne fuori. Non capivo perché mi continuavano a spostare le sedie dalla posizione dove le mettevo.

Alla fine Matteo mi ha mandato al posto e ha sistemato le sedie.

Guardo la loro disposizione e stupito vedo che le ha poste agli angoli di un quadrato. E io che le volevo mettere ai lati di un quadrato!!!!

Ci sono rimasto davvero male. Non capivo come mai 14 persone su 15 avevano capito che le sedie andavano posizionate agli angoli ed io invece avevo capito che andavano posizionate ai lati di questo immaginario quadrato.

Dato che geometria è sempre stata la mia materia preferita, quanto accaduto meritava di essere analizzato: se ho fatto una pessima figura con tutti sulla mia materia preferita dovevo almeno capirne i motivi.

Nei giorni successivi con il morale sotto i tacchi ho cercato di rintracciare la mia maestra delle elementari: non è stato facile dato che sono passati ormai quasi 40 anni.

Riuscito a trovarla ho spiegato l’accaduto. Nonostante l’età ormai avanzata mi ha spiegato con grande lucidità che questo equivoco era dovuto al fatto che molto probabilmente quando aveva insegnato questo “slang geometrico” dovevo essere stato ammalato.

Preoccupato ho subito replicato: signora maestra sento spesso parlare di triangoli fuori dal contesto della geometria: c’è qualche altro “slang geometrico” che mi sfugge e che devo sapere?

Non vorrei fare ulteriori figure (geometriche ovviamente)

     

Ma torniamo all’esercizio.

Quattro persone si sono sedute sulle sedie. Una quinta persona si metteva al centro di questo quadrato.

La persona al centro andava da uno dei compagni seduti, mimava l’apertura di una porta e in quel momento il compagno seduto interpretava una situazione per due o tre secondi. Il compagno doveva immediatamente interagire adattandosi alla situazione creata. Poi chiudeva la porta e tornava al centro. Con questo meccanismo andava in tutti gli angoli.

Tutti noi abbiamo provato a stare all’angolo creando una situazione e a stare in posizione centrale e quindi interagire immediatamente allo spunto datoci dal compagno.

L’esercizio si è rilevato davvero divertente. Tutto l’allenamento precedente ci ha sicuramente aiutati ad essere più reattivi e capaci di adattarci alla situazione in modo molto più veloce.

 

Il palco

E’ giunto il momento di portare sul palco quanto imparato durante la lezione.

Ci siamo divisi in gruppi di 5 persone.

Il primo saliva sul palco e rivolto al pubblico raccontava qualcosa con tono neutro.

Saliva sul palco una seconda persona che creava una situazione. Il primo che era salito sul palco doveva subito capire la situazione ed interpretare un ruolo che si adattasse alla nuova situazione.

Saliva poi sul palco una terza persona che creava a sua volta un’altra situazione. Tutte le persone presenti sul palco dovevano immediatamente abbandonare quello che stavano facendo interpretando immediatamente la nuova situazione portata dal terzo compagno entrato.

Cosi via per gli ultimi due.

Nell’uscita di scena quando il quinto entrato abbandonava il palco tutti dovevano tornare alla situazione che aveva interpretato il 4 entrato. Quando il quarto entrato abbandonava il palco tutti quelli rimasti sul palco dovevano interpretare la situazione portata dal terzo entrato. Così via a scalare fino all’uscita di tutti.

L’adattamento alla situazione poteva essere fatta interpretando personaggi anche con un diverso “carattere” ma sempre attinenti al contesto.

Personalmente ho trovato difficoltà a restare concentrato. Non mi ero accorto che era uscito di scena un mio compagno e quindi continuavo ad interpretare una situazione che era ormai finita.

 

Teoria

La serata ci ha insegnato ad adattarci alle situazioni che si creano su un palcoscenico. In caso di errori bisogna minimizzare, correggendoci immediatamente e continuando la nostra interpretazione come se niente fosse accaduto.

Bisogna essere attenti a tutto quello che succede in scena. E’ fondamentale tener conto della situazione creatasi in scena nell’attimo in cui dobbiamo interagire. Per questo dobbiamo essere mentalmente molto veloci e capaci di modificare la nostra interpretazione adattandola sempre ad un contesto che potrebbe evolversi in direzioni diverse da quelle che avevamo ipotizzato precedentemente.

In scena non dobbiamo per forza essere sempre protagonisti. Dobbiamo essere protagonisti solamente quando ci è espressamente richiesto. Diversamente interpretiamo il nostro piccolo ruolo che unito a tanti piccoli ruoli crea una situazione armoniosa, bilanciata e sicuramente molto apprezzata dal pubblico. E’ questo il segreto con cui molte persone riescono a coesistere su uno stesso palco.


15 Lezione - 22 Febbraio 2010

Docente: Arturo Di Tullio

 Serata mostruosa

 La lezione è iniziata con una gradita sorpresa: Artur è arrivato con l’assistente.

Le sorprese non sono finite qui: si sono unite al gruppo anche due persone che solitamente frequentano le lezioni del mercoledì: un uomo e una donna.

Purtroppo non ricordo i loro nomi e quindi attribuisco loro dei nomi di pura fantasia: l’uomo lo chiamerò “Francesco” e la donna la chiamerò “Dama Bianca”.

 Riscaldamento

Abbiamo iniziato camminando per la stanza. Artur ci indicava delle situazioni contrassegnandole con un numero.

L’esercizio doveva essere eseguito agendo su 2 livelli contemporaneamente.

Il primo livello era quello di rappresentare la corretta “situazione” chiamata da Artur e il secondo livello era quello di coprire tutti gli spazi della sala.

Ecco le situazioni con il relativo numero attribuito:

§         0 bloccati nello spazio, ci si dondolava come immersi in una profondo stato di estasi. Espressione di intenso godimento;

§         1 camminata accompagnata da una risata di gusto;

§         2 camminata di chi sta bene e si sta godendo la vista di quello che lo circonda. Espressione con un sorriso appena accennato;

§         3 camminata neutra. Tutti dovevamo camminare ad andatura media ed essere sincronizzati alla stessa velocità;

§         4 camminata con una sensazione di fastidio, come se ci fosse qualcosa che dobbiamo fare ma che non riusciamo a ricordare;

§         5 camminata veloce di una persona che si è ricordata che deve fare qualcosa;

§         6 camminata frenetica di chi deve fare qualcosa di estremamente urgente. Questione di vita o di morte;

§         7 bloccati nello spazio in una situazione di terrore.

 Artur chiamava questi numeri in modo sparso e noi dovevamo interpretare immediatamente la situazione corrispondente. In questa fase non ho avuto grandi problemi. Se non ricordavo qualche “situazione” mi bastava guardare cosa facevano i miei compagni.

 Mostruosamente scomponibili

Terminato il riscaldamento abbiamo iniziato a lavorare sul nostro corpo: dovevamo togliere (ovviamente per finta) la parte del corpo indicata da Artur e muoverci di conseguenza.

Visto che eravamo in tanti ci ha diviso in 2 gruppi di 8 persone in modo da allenare un gruppo per volta ed avere quindi la possibilità di seguirci con più attenzione.

E’ stato un esercizio molto divertente ma c’è stata anche una menomazione che proprio non sono riuscito a rappresentare.

In effetti avevo agganciato alla menomazione della parte del corpo anche un significato metaforico:

La testa                 senza la testa, senza raziocinio

Occhio                   chiudi un occhio, fai finta di niente

La mano                 dammi una mano, aiutami

Spina dorsale          senza spina dorsale, essere senza temperamento

Il culo                      fortuna: questo non sono riuscito a farlo.

Caro Artur, il culo metaforico me lo sono giocato già da piccolo. Ho cercato di copiare gli altri ma anche in questo caso senza fortuna.

 Interiormente posseduti da un essere mostruoso

E’ venuto il momento di tirar fuori quello che di brutto c’era dentro di noi.

Artur ci ha spiegato che in ognuno di noi si nascondeva un mostro: dovevamo tirarlo fuori.

Confesso il mio spiazzamento: in una sera sono passato dal concetto di “belli dentro” a quello di “mostruosi fuori”.

Incominciavo a pensare: “Ecco allora chi era responsabile di tutte le cattive azioni fatte in passato, non ero io che le facevo ma era il mostro che si nascondeva dentro di me: basta, è venuto il momento di tirarlo fuori!!!!!

L’esorcismo è stato svolto in due fasi:

Nella prima fase, tornati tutti insieme in un unico gruppo dovevamo deformare la parte del nostro corpo indicata da Artur secondo quanto sentivamo dentro di noi:

  • il piede destro
  • la mano sinistra
  • la spalla
  • il piede sinistro
  • il braccio
  • la faccia
  • la testa
  • la schiena

Nella stanza giravano quindi 16 persone con tutte queste parti del corpo deformate. Ogni deformazione veniva aggiunta a quella precedente. Non è possibile descrivere lo spettacolo che siamo riusciti a rappresentare. Ma era solo l’inizio …..

Artur infatti ci ha chiesto di far parlare il mostro che era appena uscito dalle profondità più remote del nostro intimo. Anche qui lo spettacolo visivo sommato allo spettacolo sonoro è stato davvero di fortissimo impatto emotivo.

Era fondamentale ricordare con estrema precisione tutte le deformazioni che avevamo creato per il nostro mostro. Dovevamo essere capaci di rappresentare queste deformazioni in modo immediato al comando di Artur partendo da una posizione neutra.

Abbiamo iniziato a camminare per la stanza con postura neutra e al comando di Artur dovevamo immediatamente far uscire il mostro e dovevamo anche farlo parlare.

Questa fase l’ho svolta senza particolari problemi. Riuscivo ad entrare subito nel personaggio, segno questo, che il mostro aveva ormai imparato bene la strada di uscita. Si era estrovertito.

 Dopo questo intenso allenamento siamo passati alla seconda parte dell’esorcismo: quella dei contenuti.

Rappresentando stabilmente il mostro abbiamo iniziato dicendo: “io mi chiamo il nostro nome” .

Confesso che ho iniziato ad avere qualche difficoltà: avrei preferito chiamarlo con un nome diverso dal mio, giusto per essere sicuro che quando qualcuno in futuro dovesse chiamare “Roberto” il mostro non si senta chiamato in causa e esca fuori visto che ora ha ormai imparato anche la strada di uscita.

Abbiamo poi alzato il livello dei contenuti: Artur ci ha chiesto di pensare all’azione più cattiva che avevamo fatto nella nostra vita.

Dopo averla focalizzata nella nostra mente dovevamo sintetizzarla con una sola parola. Al suo comando dovevamo dire questa parola.

Tutto questo veniva fatto ovviamente sempre rappresentando il mostro che camminava nella stanza.

Poi Artur toccandoci la spalla ci ha chiesto di raccontare (sempre rappresentando il mostro) la cattiveria che avevamo focalizzato.

Fine dell'esorcismo

Finito l’esercizio dovevamo scaricare tutto quello che avevamo accumulato. Restando fermi nel nostro spazio abbiamo raccolto un immaginario sasso da terra e l’abbiamo scagliato a tutta forza verso la parete accompagnando questo gesto con urla a più non posso. Abbiamo fatto tutto questo diverse volte fino a quando ci siamo sentiti totalmente liberati dal nostro mostro.

 Serata in "giallo"

E’ iniziata la parte sul palco. Dovevamo interpretare un piccolo “giallo” dal sapore comico.

La moglie a seguito del tradimento del marito, appena questo torna a casa lo uccide.

Arriva un poliziotto che ne constata la morte e chiama un detective, che a sua volta chiama la scientifica (2 persone) che a loro volta chiamano il coroner.

In totale la scena era interpretata da 7 persone.

L’assistente di Artur ci assegnava le parti ripetendoci i testi di ogni singola interpretazione.

Questo “giallo” era davvero divertente.

Dopo che ognuno di noi aveva imparato la propria parte è iniziato l’esercizio vero e proprio che consisteva nel farlo secondo una caratterizzazione che ci indicava Artur.

In questa interpretazione creativa che dovevamo effettuare per adattare il nostro personaggio alla situazione richiesta dovevamo tener conto di due concetti che ci venivano ripetuti continuamente da Artur per rendere efficace la nostra rappresentazione:

  • essere congrui alla situazione richiesta
  • osare, osare, osare e osare

E’ arrivato il mio turno. Sono salito sul palco. Tra tutte le 7 parti, mi ero subito affezionato a quella del morto. Sembrava quella più adatta alle mie caratteristiche: dicevi una battuta, la moglie ti sparava, cadevi a terra e avevi finito la tua interpretazione e ti potevi gustare l’interpretazione degli altri 6.

Anche l’assistente aveva la mia stessa idea: appena mi ha visto sul palco mi ha subito assegnato la parte del morto.

Ma purtroppo avevo fatto male i conti. In effetti la parte era molto semplice ma nascondeva delle insidie che non avevo calcolato: era molto pericolosa.

Quando la moglie ti sparava dovevi cadere a terra con un movimento credibile, come se veramente ti avesse sparato. Non potevi mica sdraiarti come fai solitamente.

Ogni volta che mi buttavo a terra cercando di farlo in modo credibile mi procuravo delle botte che poi si sono fatte sentire nei giorni seguenti. Comunque non mi lamento, sull’altare dell’arte si può mettere in conto anche qualche piccola botterella.

Ma c’è anche chi nell’interpretazione di questa parte ha avuto sorte peggiore. E’ capitata a Claudio

La moglie era interpretata dalla Dama Bianca.

Il tutto si svolgeva in Russia.

In questa interpretazione la Dama Bianca ha fatto suo il motto “osare” innovando la modalità di uccisione del marito.

Non ha voluto ucciderlo sparandogli ma bensì “uccidendolo a mani nude”. Dopo qualche colpo ben inferto Claudio è stramazzato a terra.

Fino a questo punto tutto bene. La Dama Bianca aveva interpretato benissimo la parte e Claudio era caduto con grande realismo, sembrava quasi tutto vero.

Ma la scena era “inquinata” da alcuni lamenti che provenivano dal morto.

Peccato, Claudio che aveva fatto così bene la parte fino a quel punto dava evidenti segni di non riuscire ad entrare nella parte del morto. Non era congruo con la parte: infatti il morto non può emettere  lamenti.

Per un attimo tutti noi siamo rimasti spiazzati.

La Dama Bianca era manifestamente dispiaciuta da questo contrattempo. Nei suoi occhi leggevo la volontà di aiutare il compagno ad entrare finalmente nella sua parte: stava infatti caricando il movimento per dargli il colpo di grazia in modo da “finirlo” una volta per tutte.

Ma in questo frangente è intervenuto Artur che ha bloccato subito la scena in modo da verificare quali problemi tecnici impedivano a Claudio di entrare nella parte.

Gli accertamenti sono stati impietosi: la Dama Bianca l’aveva veramente menato.

Poi Claudio con grande professionismo ha comunque continuato l’esercizio nonostante le terribili sofferenze fisiche che stava patendo in quel momento. Davvero un atteggiamento stoico.

Su quanto accaduto potrei suggerire ad Artur una miglioria: per le prossime lezioni oltre a portare l’assistente potrebbe portare anche uno stuntman in modo che si sostituisca a noi nelle scene più pericolose.

Sapete la Dama Bianca potrebbe tornare ancora tra noi. Non si sa mai.

 Pastiglie blu, pastiglie rosa

Questo giallo è stato interpretato in molti modi tra cui in siciliano, in bergamasco, in stile western, in stile hiphop ed anche  sostituendo i testi con dei numeri.

Ma l’interpretazione che è stata davvero degna di nota e svolta con grande creatività da tutti ed estremamente congrua alla situazione è stata quella in cui tutti i personaggi erano eccitati a seguito di un assunzione massiccia di  dosi di pastiglie blu e rosa.

Non si possono descrivere degnamente le invenzioni interpretative che ogni personaggio ha messo sul palco ma da spettatore di questa interpretazione posso dire che è stata davvero un divertimento unico. Ogni volta che rivedo le scene mi metto ancora a ridere. Complimenti a tutti quelli che l’hanno interpretata ed in particolare a Francesco e alla Dama Bianca: davvero convincenti. Braviiiiii!!!!!.

Il mio sogno

Mercoledì notte ho fatto un sogno …. Un bellissimo sogno.

Nel sogno io salgo sul palco ed interpreto perfettamente il monologo “l’incubo”.

Poi mi sono svegliato e mi sono chiesto: cosa significa questo sogno?

Consultando la smorfia moderna ho visto che l’interrogazione era collegata al numero 56.

Mi sono subito precipitato a giocare l’ambata secca sulla ruota di Milano con il numero 56.

Incredibilmente nell’estrazione del giorno seguente (giovedì 25 febbraio) sulla ruota di Milano è uscito proprio il 56.

Bene, bene, vedo che il corso sta incominciando a dare i suoi frutti anche sotto l’aspetto economico.

Però non voglio montarmi la testa. Voglio stare con i piedi per terra.

Per cercare di vincere al Superenalotto aspetterò di frequentare il 3 anno del corso.


Lezione 17 - 8 Marzo 2010

Questo numero proprio non porta bene. Come sempre stavo inviando il mio feedback nell’ultimo giorno utile prima della successiva lezione, e così come tutte le domeniche mi apprestavo ad inviarlo quando …..

..mi sono trovato un’amara sorpresa: l’ADSL non funziona.

Cosi ho girato la città con il mio telefonino in cui ho configurato la mia casella email, in cerca del segnale internet wi-fi in modo da poter procedere ad inviare ugualmente il mio feedback. Ma anche quando trovavo il segnale non potevo utilizzarlo in quanto era protetto da password.

In conclusione ho dovuto riscrivere tutto il feedback sul telefonino e cercare di inviarlo ma con amara sorpresa ho constatato che la posta in uscita non funzionava. Dopo tutto questo lavoro inutile finalmente vedo che è tornato il segnale ADSL al computer di casa. Posso così finalmente inviare l’email

Che domenica bestiale.

Una degna conclusione di una settimana caratterizzata dalla lezione contrassegnata dal numero 17

 Di seguito il feedback.

La lezione è stata molto impegnativa e caratterizzata da alcuni contrattempi.

 

Subito al nostro arrivo ci siamo accorti che la serata era molto particolare: non riuscivamo ad arrivare alla sala a noi destinata a causa di porte che erano state chiuse per esigenze derivanti da uno spettacolo canoro in corso (era la festa della donna!!!!!).

Riusciti a raggiungere la nostra sala abbiamo trovato un Matteo con la testa rasata: segnale questo di un preciso cambiamento didattico che in quel momento nessuno di noi aveva ancora colto ma di cui ci siamo accorti subito durante lo svolgimento della lezione.

 

E’ iniziata la lezione

Nella solita posizione a cerchio questa volta ci siamo tenuti tutti per mano. E’ stata una bella sensazione. Una sorta di grande unità di gruppo. Se in quel momento avessimo sentito  le note dell’inno di Mameli, credo che ci saremmo anche commossi.

Dopo qualche attimo di emozione sempre mano nella mano abbiamo iniziato l’esercizio. Ispiravamo a pieni polmoni convergendo tutti al centro. Ritornavamo poi alla posizione di partenza buttando fuori tutta l’aria accumulata. Dopo aver fatto diverse volte l’esercizio in questo modo l’abbiamo ripetuto invertendo i cicli: espiravamo mentre convergevamo al centro ed ispiravamo mentre tornavamo alla nostra posizione iniziale.

 

L’unità di gruppo

Sempre in cerchio e tutti mano nella mano, ognuno di noi a turno doveva gridare il suo odio per qualcuno o per qualcosa, “odio il ……….” e poi tutto il gruppo mentre convergeva al centro gridava qualsiasi insulto contro la persona o situazione che la persona aveva gridato di odiare. E’ stato molto divertente anche se ho trovato difficile adeguare l’insulto a quel “qualcosa” che il nostro compagno odiava. Abbiamo comunque messo l’attenzione e “ripassato” i vari problemi esistenziali più diffusi esprimendo così tutta la nostra frustrazione. Un esercizio terapeutico che ti permette di sfogarti con il sostegno di tutto il gruppo.

 

Il torello dialettico

Sempre in posizione a cerchio ma questa volta senza più tenerci par mano abbiamo iniziato una sorta di “torello” dialettico. Dovevamo raccontare una storia dove ognuno di noi contribuiva alla sua costruzione aggiungendo alcune parole attinenti a tutto quello che era stato detto fino a quel momento. Quello che dicevamo doveva avere un senso nel contesto della frase e bisognava fare attenzione a non ripetere l’ultima parola detta dal compagno che ci aveva preceduto. L’esercizio si è subito rivelato molto difficile. In questa fase Matteo ci ha “spronato” con decisione ad una maggiore concentrazione dato che non riuscivamo a dare un senso compiuto alla storia che stavamo tracciando. Ci ha fatto capire che eravamo sulla strada sbagliata. Dopo questa “lavata di capo” tutti noi abbiamo sentito suonare i violini. In un primo momento pensavo che la mia mente stava creando questo suono in virtù di un contrasto comico (rimprovero – violini) ma invece ho visto arrivare il barista che informava Matteo che dei violinisti dovevano provare lo strumento prima della loro esibizione e dovevano proprio farlo ad un passo dalla nostra sala. (D’altra parte non è la lezione 17?)

Divisi in due gruppi abbiamo continuato l’esercizio accorciando il numero di parole che ognuno di noi poteva dire: prima 2 parole e poi una sola parola. In sintesi un vero e proprio torello dove invece della palla facevamo girare la “parola”.

Ci siamo messi poi in coppie dove sempre giocando di “prima” (una sola parola) dovevamo dire delle frasi o dei concetti con senso compiuto. Dovevamo dire queste parole con il tono emozionale adeguato al concetto che stavamo esprimendo. Dovevamo anche riuscire a spaziare su argomenti e concetti diversi tra loro.

 

Talk-show

Abbiamo portato sul palco il frutto degli esercizi precedenti:

Veniva rappresentata un’intervista ad un personaggio di pura invenzione.

Il presentatore annunciava al pubblico l’ospite da intervistare che a sua volta entrava con altre due persone ombra che dovevano fare esattamente tutti i gesti e replicare la stessa postura che il personaggio “originale” faceva. L’esercizio veniva svolto seduti su delle sedie.

Il presentatore incominciava a fare delle domande a cui il “trio” di ospiti doveva rispondere dicendo una parola a testa a rotazione fino a quando si arrivava a completare la risposta. I gesti e la postura venivano invece comandati dal personaggio originale mentre i due ospiti ombra dovevano replicare fedelmente tutto quello che faceva.

Per il presentatore esisteva solamente il personaggio principale e conseguentemente non doveva mai rivolgersi a quelli ombra.

 

Cineforum

Siamo tornati ad aggirarci per la stanza camminando in modo sparso. Dovevamo pensare e creare una brevissima trama di un film titolo compreso.

Dopo questa fase di intenso travaglio creativo è arrivato il momento di esternare le nostre creazioni.

Ad ogni persona che incrociavamo dovevamo fermarci e raccontare la trama del nostro film ed alla fine dovevamo indicare una morale che lo rappresentasse. Poi a sua volta si ascoltava la trama del film del compagno.

Abbiamo replicato lo stesso esercizio di prima aggiungendo però due varianti: maggiore brevità del racconto (1 minito) e la seconda variabile era rappresentata dal fatto che chi ascoltava alla fine doveva porre tre domande.

 

Contaminazione creativa

Abbiamo rifatto l’esercizio precedente con la variante di modificare la nostra trama. Dovevamo inserire almeno un elemento raccolto  dai films che sentivamo dai compagni. E’ stato davvero divertente. La trama del nostro film si è via via modificata fino ad arrivare ad essere trasformata in qualcosa di molto diverso da quella originale. Incominciando a conoscere le trame di un po tutti i film che giravano in sala quando una persona ti raccontava il suo film capivi subito chi aveva incontrato prima ed apprezzavi anche in modo in cui aveva inserito le varie contaminazioni.

 

Proiezione del film contaminato

Siamo tornati sul palco. Matteo ci chiamava per raccontare la trama del film nella versione contaminata.

 

L’autoinsensazione

Matteo ci ha spiegato una nuova tecnica: l’autoincensazione.

Questo meccanismo comico viene fatto in coppia. Quando uno dei due parla si autoincensa e cerca di sminuire l’altra persona con piccole invalidazioni. Quando parlava l’altra persona faceva la stessa cosa. Nessuno doveva ribattere all’invalidazione ricevuta dall’altro. 

La tecnica è molto efficace ma è sicuramente impegnativa sotto l’aspetto creativo.

Per la prossima lezione che avremo con Matteo dovremo portare un pezzo scritto con questa tecnica.

 

Lezione 17 (diciassette)

Per il calendario del prossimo anno propongo l’abolizione “di fatto” della lezione n.17. Si potrebbe calendarizzare questa lezione ad un giorno settimanale diverso e ad un orario assurdo (ore 5,00 del mattino) in modo che sia evidente a tutti che sarà una lezione solamente sulla carta in modo  da toglierci di mezzo questo numero 17 senza subire troppi danni.    



 
 
Site Map